LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di Emilia Filocamo
|
|||
Primo giorno. Il taglio è in forma, sguaiato da parto improvviso e necessario, lo svitato. E' sano come il bambino della vicina, ma non è un bambino; ancora lucido di lama, eccitato dall'incisione. Certo non poteva essere spurgato naturalmente, eruttato il malefico lapillo, esploso dopo giusto, pio, devoto ravvedimento. No! Doveva essere acciaccato, leso, fatto a metà: dall'una all'altra sponda, come si squarciano certe arance, libro dal carnoso segnalibro, canyon nel quale entrerebbe perfetta la tua mano. Là sta tutto quello che siamo stati: a che ora arrivi? Mi manchi. Ed il trofeo tornanti, montagna, palco, paura, pomeriggio, meglio sera che fu corredino al più sventurato dei nascituri. Primo giorno. Sono brava. Mi porto bene addosso la punizione, il raggiro, il doveroso contegno. Mentre ti infili in auto, e le tue gambe hanno già un'altra porta, mentre dimentico che ho più del tuo nome che del mio, mi curvo e covo l'inutile ovuletto/ acino. Stagno di sangue: ciglia aggrottata. Una rossa. |
|